Maradona è la bestia iperbolica, nel senso infernale,
anzi mitologico di Cerbero: se fai tanto di rispettarlo secondo lealtà
sportiva, lui ti pianta le zanne nel coppino e ti stacca la testa facendola
cadere al suolo come un frutto dal picciolo ormai fradicio. È capace di
invenzioni che forse la misura proibiva a Pelè, morfologicamente irregolare nei
soli piedi piatti, peraltro funzionali nella bisogna pedatoria. Maradona è uno
sgorbio divino, magico, perverso: un jongleur di puri calli che fiammeggiano
feroce poesia e stupore (è dei poeti il fin la meraviglia). Talora uno dei suoi
piedi serve fulmineamente l'altro per una sorta di paradossale ispirazione atta
a sorprendere: ma quando vuole, questo leggendario scorfano batte il lancio
lungo che arriva, illumina, ispira: capisci allora che i ghiribizzi in loco
erano puro divertissement: esibizione per i semplici: se il momento
tecnico-tattico lo esige, in quelle tozze gambe animate dal diavolo entra
solenne il prof. Euclide. E il calcio si eleva di tre spanne agli occhi di
coloro che, sapendolo vedere, lo prediligono su tutti i giochi della
terra.
[Gianni Brera]
È un guerriero. I tifosi non lo hanno ancora catturato
dalla loro parte, nella sua serietà vedono una certa lontananza, un'incapacità
di raggiungimento ma proprio per questo è forte! Lui è il simbolo di una
riscossa della Napoletanità, di tutti coloro che hanno bisogno di un simbolo di
riscossa.
[ Aurelio De Laurentiis ]
Vite diverse, destini incrociati, la consacrazione
napoletana, il futuro lontano dal San
Paolo...
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